L’anima del terroir: il terreno
Per fare un buon vino ci vogliono tanti ottimi ingredienti nella giusta misura e quantità, ma soprattutto una ricetta da seguire ben codificata con preparazioni e step da rispettare. Ogni produttore scrive tutto questo nel suo almanacco personale, ovvero il terroir. Un ingrediente immancabile e senza il quale non è possibile fare vino è il terreno. Sì, esatto, proprio quello strato di terra sotto i nostri piedi che sembra tanto insignificante ma che in realtà influenza – e non di poco – il tanto amato nettare degli Dei. Ogni vite nel corso della sua storia ha viaggiato per terra e per mare alla ricerca della sua casa più confortevole, o meglio più vocata; e quella che oggi abita è il territorio che si è dimostrato più accogliente. In questo articolo scopriremo dunque l’incredibile influenza del suolo sul vino e le diverse tipologie di terreno adatte alla coltivazione.
Il suolo e il sottosuolo
Nel complesso, il suolo è lo strato di terra che va dalla superficie fino ad un massimo di un metro di profondità. Si tratta della superficie esterna della crosta terrestre dove crescono piante e vegetali e costituita da una composizione variabile di minerali e sostanza organica. Il substrato più profondo è il sottosuolo, detto roccia madre, dove normalmente arrivano le radici della vite per cercare l’acqua e i nutrienti.
In realtà la parte più importante si ha nei primi centimetri, dove, se il terreno non è inquinato ma invece ricco di vitalità, si sviluppa il cosiddetto microbiota, ovvero una colonia di microrganismi, come batteri e funghi, che interagiscono con la pianta al fine di preservarne la salute.
Dunque, il suolo e il sottosuolo compongono il terreno. Con una metafora possiamo paragonare quest’ultimo ad uno spartito musicale, quello della natura. Il vitigno è invece lo strumento che suona le note della natura, ma deve essere guidato da un maestro d’orchestra, ovvero la mano dell’uomo, che, oltre a dirigere, custodisce la buona salute del vigneto e l’equilibrio vitale dell’ecosistema. Così nasce quel sinergico triangolo uomo-vitigno-terroir che è alla base della produzione di ogni vino che si rispetti.
Le caratteristiche del terreno della vite
In generale, i terreni su cui cresce la vite hanno le seguenti caratteristiche:
- Buona capacità di drenaggio per evitare fenomeni di ristagno d’acqua che portano a malattie fungine, ma anche capacità di trattenere l’acqua per avere una riserva da cui la vite può attingere
- Buona fertilità, ovvero un terreno ben nutrito con alta quantità di materia organica e nutrienti
- pH del suolo, la vite cresce su terreni con pH compreso tra 5,5-7,0
- Ideale esposizione e clima favorevole, ovvero una buona esposizione solare e un clima moderato, ingredienti necessari per far maturare ottimamente i grappoli
Tipologie di terreno per la produzione del vino
I terreni influiscono sulla crescita e sulle caratteristiche del vino. Ogni terreno è nato da fenomeni naturali (come il ritirarsi di un ghiacciaio, l’eruzione di un vulcano, l’attività di un fiume…) e presenta peculiarità uniche che negli anni hanno favorito la coltivazione di alcune varietà di uve. Ogni terreno si differenzia per composizione e tessitura. Tuttavia, è difficile poter dire che il terreno sia composto da una singola componente: spesso si parla di texture, ovvero un insieme di elementi minerali e organici. Quindi quando ci si riferisce ad una singola varietà di suolo in realtà si parla essenzialmente della composizione o tessitura dominante.
Il terreno calcareo
I terreni calcarei, i più diffusi al mondo, sono generati dalla sedimentazione di resti di conchiglie, coralli e alghe, e presentano una superficie chiara per la massiccia presenza di carbonato di calcio. Si tratta di un suolo tendenzialmente alcalino e ricco di minerali, motivo per cui i vini sviluppano un’ottima acidità e una limpida nota minerale. I grandi vitigni internazionali come Pinot Noir, Chardonnay e Cabernet Sauvignon si prestano facilmente ad essere coltivati su questi terreni, regalando grandi vini rossi, bianchi e spumanti. E’ il caso della regione dello Champagne, della Borgogna, della Loira, mentre in Italia abbonda nella penisola sorrentina, nel sud-ovest della Sicilia e sull’appennino tosco emiliano.
Il terreno argilloso
I terreni argillosi sono tra i più importanti e vocati al mondo e hanno la grande capacità di trattenere molta acqua e cederla con gradualità alle radici della pianta. Trattandosi di un suolo duro e “pesante”, composto da una tessitura minore allo 0,002 millimetri, tende facilmente a compattarsi in particolare quando piove e può comportare noiosi ristagni idrici. I terreni argillosi si trovano in diverse parti del mondo, in particolare dove il clima è caldo e umido. Qui nascono vini di grande materia e calore alcolico, spesso caratterizzati da colori intensi e una grande capacità di evoluzione. Tre le più importanti zone rientrano i comprensori centro-italiani di Montalcino e Montepulciano, la Pianura Padana, la Sicilia occidentale, la Napa Valley americana, le celebri zone spagnole della Rioja e della Ribeira del Duero e la Barossa Valley australiana.
Il terreno sabbioso
I terreni sabbiosi vengono definiti tali quando sono composti da almeno il 60% di sabbia, intesa come insieme di granuli spigolosi di meno di 2 millimetri. Si tratta di un terreno cosiddetto “sciolto” e “leggero” che non risulta compattabile per l’assenza di forze di coesione e che può essere facilmente lavorato. Il vantaggio più grande è che l’acqua penetra agevolmente in profondità, evitando fenomeni di ristagno liquido; dall’altro lato, essendo un terreno particolarmente poroso e drenante, non trattiene molti nutrienti. Il risultato sono vini che si distinguono per un colore scarico e un profilo fresco ed elegante, normalmente meno alcolico per un minor tasso zuccherino presente nell’uva. La Valtellina, una parte delle Langhe, l’Etna, alcune aree di Bordeaux sono solo alcune delle tante aree vitivinicole che beneficiano di questo suolo.
Il terreno limoso
I terreni limosi sono caratterizzati dalla presenza per almeno il 50% di limo, una materia di dimensione superiore all’argilla e più piccola della sabbia. Si tratta di un suolo molto fertile perché il limo ha la buona capacità di trattenere l’acqua e i nutrienti, ma il suo forte livello di compattezza può facilmente limitare la circolazione dell’acqua e lo sviluppo delle radici. Proprio per questo bisogna assicurarsi che il terreno sia ben drenato per evitare ristagno idrico e conseguente rischio di malattie e marciume. Le zone del Barbaresco, di Bolgheri, di Pomerol o la Napa Valley sono tra le più famose aree al mondo con suolo tendente al limoso.
Il terreno ciottoloso e ghiaioso
Il suolo ciottoloso o ghiaioso presenta il livello più alto di drenabilità, inteso come la capacità di assorbire e rimuovere l’acqua in eccesso, mantenendo costante un perfetto livello di umidità per la pianta, ma limitando la presenza di nutrienti come calcio e potassio. Inoltre la presenza di piccole pietre permette di trattenere più facilmente il calore e rilasciarlo in periodi più freddi, particolarmente utile quando il clima è più rigido. I vini che ne nascono sono ricchi di acidità, con bei tannini e un corpo più beverino. Tra le zone più importanti ci sono alcune aree del Chiantigiano, la Piana Rotaliana, il Carso friulano, le Graves di Bordeaux e Chateauneuf du Pape nel Rodano.
Il terreno vulcanico
I terreni vulcanici si sono formati in seguito ad attività vulcaniche tramite la solidificazione di materiali eruttati, come lava, ceneri e gas. La calda temperatura del suolo, dovuta all’effetto del magma, consente alla vite di crescere ad alta quota. In più, il terreno vulcanico ha una grande resistenza ai patogeni della vite per effetto della sua tessitura e della massiccia presenza di zolfo. Proprio per questo la filossera, l’animaletto che causò una piaga nel mondo del vino, non arrivò mai sulle pendici dei vulcani. Le zone più importanti ospitano vulcani attivi o spenti come i versanti dell’Etna, i Campi flegrei, l’areale del Vesuvio, le Eolie, la zona del Vulture, i Colli Euganei e molte zone del Lazio. I vini che nascono sono caratterizzati da una grandissima finezza e una bella matrice minerale.
Il terreno rosso
I terreni rossi sono detti anche ferruginosi perché presentano un’elevata concentrazione di ossido di ferro che gli dona una tipica tonalità rossastra. La scarsa capacità di trattenere acqua di questi suoli va monitorata per evitare problemi di siccità per le piante. Questa presenza di ferro dona al vino maggiore struttura e calore, con aromi intensi e a tratti anche mentolati. Il Salento pugliese e la Coonawarra australiana sono due grandi esempi di terreni rossi.
Il terreno alluvionale
I terreni alluvionali sono generati dalla deposizione di sedimenti alluvionali trasportati da un corso d’acqua, come fiumi, torrenti, maree o laghi. Sono composti da una miscela di limo, ghiaia e sabbia, ma possono contenere argilla e materia organica. Sono normalmente fertili e ricchi di acqua, il che si traduce in vini ricchi di aromi e sapori. Le più importanti aree sono quelle che nascono in prossimità dei fiumi, come la Mosella, le Valpolicella, il Douro, il Rodano e la Loira.
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